martedì 29 settembre 2015

la fine di settembre è un inizio

e più di tutti i giornali e i giornaletti ha successo una scritta:
in caso di necessità rompere il vetro,
e tutti i trasgressori saranno eccetera

lucio battisti – la metro eccetera


stasera fa freddo, sarà che sono stanco o che mi manchi.

ho appena finito di mangiare e di lavare i piatti, sono a casa da solo, se ne sta andando anche settembre, e non scrivo da più di un mese. ci ho pensato, a questa cosa dello scrivere, e dello scrivere di me. mi sono spaventato, mi sono fermato per paura, o per pudore.
perché mi sembrava di non riuscire ad essere sincero, mi sentivo disonesto. mi sembrava di non parlare di niente, di non essere capito, di dire l’universo senza dirlo.
ma stasera era il momento. un bicchiere di vino bianco e battisti in sottofondo, l’ultimo battisti, quello che non parla di niente, che non si capisce, che dice l’universo senza dirlo.

lo sento che non sono più abituato a scrivere, che faccio fatica, e che procedo a stento. le dita sono incerte e gli occhi, distratti, ti cercano.
è stata un’estate calda, lunga e faticosa, e l’ho passata a cercare di dimenticare, di lasciar perdere il passato, facendomene mille ragioni, più o meno buone, più o meno credibili. ho lavorato un sacco, ho fatto un sacco di bagni notturni e di cazzate, ma non sono riuscito a dimenticare.

per esempio mi sono ricordato di quando, un paio di anni fa, a fine settembre, ho conosciuto un tipo che mi piaceva, ma non l’avevo capito. mi parlava, mi cercava, sapeva come incuriosirmi, come farmi ridere, come prendermi in giro nel modo giusto, e era pieno di fantasmi. per quel motivo, forse, prendevo tempo. finché il tempo è passato, ed è rimasto solo il rimpianto.

mi piace pensare che la fine di settembre è un inizio.