domenica 19 aprile 2015

quando non funzioniamo

and if one feels closed
how does one stay open

björk – stonemilker


è quel periodo dell’anno che la notte arriva più lenta, e un po’ ci si stupisce. il periodo delle giornate belle di primavera incerta, che vorresti stare al sole, ma è ancora troppo presto; che vorresti aprire gli occhi, ma forse ancora non ti va. e poi le sere sembrano un po’ vuote, come se dovesse esserci dell’altro, a riempirle, oltre alla voce rotta di björk, che non ho ben capito se l’ultimo è meraviglioso, o mi innervosisce, o non funziona, o mi fa venire voglia di spegnere la luce e nascondermi sotto il tavolo.

[“tutto quello che ti ho detto, e anche molto di più”]

al lavoro ci hanno cambiato il server, e per ripristinare tutto come prima ci è voluto qualche giorno. non funzionava niente, non potevamo fare le cose più stupide. ma a volte è inevitabile, le cose non funzionano. io, che per professione devo essere sempre sorridente, accogliente, gentile, e che per natura mi viene di solito molto bene, stavolta ho fatto davvero fatica. e un po’ mi dispiaceva e un po’ anche no. ho avuto modo di vedermi, di vedere quanto è giusto essere impazienti e imperfetti.

[“davvero, è tutto così semplice, non c’è altro da capire”]

quanto è giusto incazzarsi, con questi violini, con la voce di björk, con la voglia di restare da soli, quando non funzioniamo. con le cose da dimenticare o da trasformare in ricordi diversi, con la curiosità indomabile, il desiderio vorace, le lavatrici da fare, le chiacchiere e i silenzi, la consapevolezza che là fuori c’è un mondo che non ci conosce.

[“un giorno non sarai una negazione”]

quando non funzioniamo, possiamo provare a pensarci.


giovedì 9 aprile 2015

fantasmi

with a smile that sings
you'll be killing me tenderly

goldfrapp – stranger


ogni settimana, da ormai quasi un anno, mi metto qui a scrivere qualcosa. ci provo, lo faccio per me, innanzitutto, e poi per il mio ego.
questa volta volevo saltare, sono stanco, e sono stati giorni strani; sarebbe stato facile, e sarebbe stato bello. ma poi mi è venuta in mente una cosa.

[“a questo punto dovresti dirmi che mi porti via”
“e invece te lo chiederei”]

mi è venuta in mente una sera d’inizio estate a venezia. eravamo seduti sul gradino d’entrata del suo appartamento, fumavamo una sigaretta, imbarazzati, per un attimo in silenzio, dopo aver parlato tanto. eravamo soli, al buio, in campo non passava nessuno. lei mi guardava con occhi pieni di desiderio, e io non mi ero accorto di nulla. abbiamo cominciato a baciarci.

[“e poi cosa succederà?”
“preferirei non saperlo”]

mi voleva così tanto, e mi assaggiava con attenzione. “c’è qualcuno dietro di te.” e aveva paura dei miei fantasmi, non di quelli del passato, ma di quelli che dovevano ancora arrivare.
e io ci ho messo tutti questi anni a capirlo.

[“e adesso?”
“adesso non ci pensiamo più”]

e a capire che prima inciampiamo in quello che ci manca, e solo dopo nei ricordi.